26 ottobre 2009
Benedetto e il Lavoro
Benedetto e il lavoro… ma anche benedetto è il lavoro!
Insomma comunque la si metta non è una questione maiuscole o di accenti ma intersezioni di aspetti umani convergenti. L’interesse di Papa Benedetto al tema del lavoro è profondo e documentato. Con la sua Caritas in Veritate la dottrina sociale della Chiesa si è arricchita di un importante documento. Tanti ne hanno parlato, molti meno, ritengo l’abbiano letta. Peccato. È un documento non molto lungo e non particolarmente ostico nemmeno a chi non è avvezzo al linguaggio un po’ aulico dei documenti pontifici.
Peccato, perché chi ne parla per sentito dire si perde qualcosa di importante. Ci sono tanti spunti di assoluto interesse per chi opera in tematiche sociali.
Personalmente ho trovato aspetti realmente “rivoluzionari” intendendo con questo termine pensieri che rompano schemi e superino logori schieramenti.
Quando si analizzano le conseguenze di una economia globalizzata e ci si sofferma sulle conseguenze della perdita del lavoro per affermare che l’estromissione dal lavoro per lungo tempo, oppure la dipendenza prolungata dall’assistenza pubblica o privata, minano la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale, si dicono cose di una tremenda attualità.
Ma a che cavolo servono sussidi infiniti o peggio ancora redditi garantiti per gli inoccupati (la mia regione, il Lazio ha varato sul punto ha varato una legge tanto demagogica quanto mortificante per i destinatari delle prebende) se si ruba agli interessati la dignità del lavoro? Avete presente gli occhi di un cinquantenne che guarda i figli dicendo loro che di fatto “si vive di elemosina”? Un dramma! Guai quindi a quei sistemi di welfare incapaci di promuovere cultura del lavoro.
In questo senso, sia pure in modo ancora timido, un segnale è stato mosso dalle recenti evoluzioni del nostro sistema. Si pensi al “patto di servizio” tra centro dell’impiego e lavoratore: ti dò i sussidi se tu mi dai la tua disponibilità a partecipare a percorsi formativi, ad incrementare le tue capacità, ad adattarti a nuove sfide lavorative.
E ancora, quando leggiamo che, sia pure tra mille incertezze e difficoltà, i sistemi che evidenziato condotte aziendali socialmente responsabili siano modelli da favorire in quanto tendenti a porre in relazione gli interessi della proprietà dell’impresa con quelli di tutte le altre parte parti coinvolte (i lavoratori, i clienti, i fornitori dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento) come non pensare ad un modo nuovo di qualificare l’impresa stessa?
Se l’impresa si obbliga, e tale obbligo è verificato ed asseverato, a rispettare le norme di sicurezza, del lavoro, di rispetto dell’ambiente deve avere vantaggi competitivi sul mercato. La competizione si deve basare su tali aspetti, deve esaltare le eccellenze. Una timida speranza in tal senso la ripongo nell’evoluzione che potrebbe derivare dall’applicazione di norme come l’art. 27 del T.U. 81/08.
In ultimo, quando riferendosi ai sindacati il Papa consiglia loro di tenersi alla larga dalla politica come non far scattare una standing ovation avendo nelle orecchie il chiacchiericcio di tante esternazioni sindacali che hanno come unica funzione quella di tirare volate a questo o quel potentato politico alla faccia dell’interesse dei lavoratori?
Mi permetto un consiglio, a voi e a me stesso, leggiamo o rileggiamo la Caritas in Veritate ci troveremo molto più di quanto ci aspettiamo!
Scritto il 4-11-2009 alle ore 12:07
Sono grata a chi ha scritto queste poche righe assolutamente interessanti, in quanto purtroppo molto fuori dal coro. Condivido assolutamente l’importanza della dimensione del lavoro, qualunque lavoro, sottolineiamolo, per la realizzazione della persona umana. Spiace dover constatare che nella cultura attuale questa sembra essere rimasta una posizione culturale solo più dei cattolici, e poco anche tra questi, ma certo non più propria del sentire comune. Dobbiamo lavorare culturalmente per generare un pensiero forte che ponga nuovamente al centro l’uomo, con la maiuscola.
Scritto il 5-11-2009 alle ore 22:07
…Papà anche se non ci capisco niente…leggendo gli altri commenti mi sembra che tu abbia ragione…
! Baci angy <3
Scritto il 6-11-2009 alle ore 10:05
chiara sono io che ringrazio te. sai quando si è minoranza culturale e si “canta fuori dal coro” fa assolutamente piacere trovare condivisione. la cosa che mi lascia più perplesso sono i ragionamenti relativi alla presunta fine della crisi. qualche mese fa tutti dicevano che sarebbe stato necessario ripensare modelli di sviluppo, che la finanza creativa era stata fonte di disastri … ed adesso? non mi sembra che gli orientamenti generali abbiano riconsegnato al lavoro la centralità nelle ipotesi di sviluppo. il piccolo cabotaggio sembra stia prevalendo sulle grandi navigazioni. sarà questione di ammiragli incapaci di indicare la rotta? forse si!
Scritto il 6-11-2009 alle ore 10:06
mi scuso per l’utilizzo “privato” un blog collettivo. ANGY non stare sul computer devi fare i compiti!!!! (comunque grazie anche a te piccola mia)
Scritto il 7-2-2010 alle ore 12:30
Domenica scorsa il Papa all’Angelus ha parlato di lavoro, o meglio di lavoratori che perdono il lavoro. Molti si sono stupiti della veste di sindacalista indossata dal dotto Pontefice Benedetto XVI. Nessuno di questi sicuramente aveva letto la Caritas in Veritate, nessuno di questi quindi ha inteso il vero senso dell’appello papale che non ha voluto interferire in una trattativa o in un percorso di relazioni industriali, ha voluto ricordate al mondo che l’Amore è l’essenza delle cose e della vita, è lo stile di Dio al quale, in qualunque campo, l’uomo deve tendere. Un appello mosso dalla Caritas e non dall’ideologia.
Scritto il 17-4-2010 alle ore 09:10
i link non rinviano a nulla. mi sembra però che non siano in alcun modo connessi al tema trattato nel post. invito pertanto l’autore a specificare meglio il suo pensiero ovvero a rimuovere il commento